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EDITORIALE

Siamo in estate e molte persone vanno al mare, con grande piacere. E molte persone sono in mare. E questo non è un fatto piacevole.
Eppure lo sono a causa di politici che si sentono difensori della fede e non mancano occasione per sottolineare l’importanza delle radici cristiane e di alcuni simboli a noi cari. E ciò trova riscontro positivo anche in parte del mondo cattolico.
Un mondo che ragiona in termini binari: da un lato la fede come fatto privato e familiare, dall’altro la mentalità aggressiva nell’affrontare i problemi.
Va bene la fede, ma fino a un certo punto. Come se Dio si incontrasse solo in sacrestia e non nelle piazze, e non nel mare.
E si parla di vite umane con la leggerezza di un videogame. Sono clandestini. Ma può una categoria giuridica tracciare un destino, ancor più delle speranze, delle attese, delle vite di chi le incarna?
Qualcuno può dire che è facile scrivere di queste cose, perché poi il mondo, se vuole funzionare, deve avere delle regole da applicare, delle competenze da rispettare, dei limiti da non valicare. Ma allora sono queste le situazioni in cui la responsabilità politica dovrebbe assumere tutta la luce e la forza che la storia le attribuisce.
Da parte nostra lavoreremo sempre per contrastare una cultura di morte che aiuta ad anestetizzare queste tragedie riducendole a fatalità. O a difesa dei diritti. Una cultura di morte che vive non solo nell’indifferenza, ma anche nella crudeltà.
Nonostante le immagini che vediamo ogni giorno.
Forse c’è qualcosa di peggio di una cultura di morte. C’è una cultura del nulla.
Nonostante tutto… buona estate!

m.r.z.