APPUNTI DI SPIRITUALITÀ
Vedere con occhi di “misericordia”, Don giorgio Carli
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Conferenza italiana degli Istituti secolari: relazione conclusiva triennio 2013-2016, Marisa Parato
Tre pilastri per ricominciare, Antonio Vendramin
A 50 anni dalla Lumen Gentium e dal Perfectae Caritatis, Mons. J. R. Carballo
OFFICINA DEL PENSIERO
Rileggendo don Moioli: per continuare una riflessione sugli Istituti secolari, Carmela Tascone
Gli Istituti secolari nella visione postconciliare, Don Fabio Marini

L’OPINIONE
Non sono solo canzonette, Angelo Onger

PASSI DI SECOLARITÀ
Una rete che diventa famiglia, Alessia

DALLA CIIS
Radicati nel carisma originario, guardando al futuro «Ti ho stabilito profeta delle nazioni», Maria Francesca Piludu

DAGLI ISTITUTI
Dal Mozambico, Anna Maria Berta

SEGNALAZIONI
Storia della Federazione Compagnia di Sant’Orsola,
L’agguato di Dio
La penna scorrerebbe senza arresto

Esercizi Spirituali

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EDITORIALE

Giovane, colto, laureato, assiduo frequentatore del web e buon lettore di giornali. Molti lo vorrebbero. È l’elettore “a 5 stelle”, che nelle ultime elezioni amministrative ha deciso di mettere la croce sul simbolo del movimento.
Sappiamo tutti com’è andata: i grillini hanno spopolato. Cosa offrono? Candidati sindaco, prevalentemente donne, giovani sia all’anagrafe che in politica, senza tessere di partito, con la voglia di riscattare la propria comunità dalla malapolitica o di liberarla dalla politica di professione.
Una sera di alcuni anni fa Geppy Cucciari chiedeva, con ironia, al pubblico televisivo: «Se tu potessi, elimineresti i partiti politici?». La risposta non la dico, tanto è ovvia. I numerosi casi di corruzione e di malgoverno rinforzano la realtà di una casta che gode di benefici pubblici di fronte alla gente che soffre la crisi e difficoltà economiche. E l’aria di disaffezione e di delusione cresce, riflettendosi sulle istituzioni: gli astenuti alle ultime amministrative sono l’evidenza. La crisi dei partiti rischia di trascinare con sé anche l’idea di partecipazione attiva e di governo pubblico.
Eppure i partiti sono stati protagonisti di grandi battaglie di liberazione: in altre parti del mondo se li sognano. I partiti hanno fatto nascere una classe dirigente realmente popolare. Hanno diffuso una cultura politica e una seria formazione all’impegno sociale di cui oggi soffriamo l’assenza. Hanno creato consenso, aperto allo sviluppo e socializzato le classi meno sensibili al bene comune. Hanno fatto la democrazia. Ma certamente oggi dobbiamo ripensarli, con nuove regole. Vanno riaggiornati ai linguaggi ed alle esigenze. Per non cadere in un facile populismo, che è sempre l’anticamera della mancanza di libertà.
Urge un’alternativa. Concreta, buona, praticabile. Ma non può e non deve essere prerogativa esclusiva di Beppe Grillo e dei suoi. Le buone idee sono generative per definizione, da chiunque provengano. Sono a disposizione, sono da condividere. I partiti non possono e non devono continuare ad essere sordi a questi richiami. Li vogliamo solidi, perché poggiati sulla pietra della partecipazione, rinnovati, per interpretare la mutevolezza del vivere sociale, e credibili perché fatti di persone in grado di rappresentarci con dignità.
È il sogno di una notte di mezza estate? Spero proprio di no.
m.r.z.