IN PRIMO PIANO
Contemplativi nella precarietà: lasciarsi nascere, Miguel Marquez Calle, ODC
IN… FORMAZIONE
Conoscere per amare: un itinerario di formazione secolare, Margherita Di Giorgio

SETTANT’ANNI E (NON) SENTIRLI
Settant’anni di storia, Carla Todesco

L’OPINIONE
Alla ricerca della comunità perduta, Angelo Onger

TESTIMONI
Don Oreste Benzi, Mariantonia Conti

PASSI DI SECOLARITA’
“Educare” oggi, Maria Pia Zappalà

Ricordando il Natale, Corinna

Un’esperienza singolare, Adriana

SEGNALAZIONI

ESERCIZI SPIRITUALI

La rivista INCONTRO si può ricevere versando un contributo annuo di 20,00 € per l’Italia; per l’estero 25,00 € sul c.c.p. n. 55834717 intestato a: C.I.I.S. Conferenza Italiana Istituti Secolari


EDITORIALE

Nel nuovo anno ripartiamo: ci muoviamo verso il futuro, senza dimenticare la Storia.
Gli Istituti secolari festeggiano il 70° compleanno e, come ogni traguardo che si rispetti, diventa l’occasione per guardarsi allo specchio: Settant’anni… Portati bene? Certamente abbiamo molte rughe, ma anche tanti sogni e tanti progetti, perché la voglia di pensare e di fare non ci manca. Questi primi settant’anni sono un patrimonio di esperienza che dovrà servire per guardare al futuro.
Perché abbiamo davanti un futuro pieno di sfide e di incredibili opportunità.
Da questo numero alcuni di noi ci aiuteranno a guardarci allo specchio, senza spaventarci delle rughe, ma anche per darci una mano ad individuare possibili percorsi nuovi.
Il primo gennaio abbiamo celebrato la 50° Giornata mondiale della pace. Era stato Paolo VI a istituirla, nel dicembre 1967, come occasione per ricordare a tutto il mondo, non solo ai credenti, l’impegno contro ogni forma di violenza e ingiustizia. E papa Francesco, nel messaggio scritto per l’occasione, ha ricordato quanto fatto dai suoi predecessori, indicando la via della non violenza attiva come stile di vita da adottare come cittadini e come istituzioni nazionali e mondiali per risolvere i conflitti.
Ma è possibile vivere insieme? È possibile in una società che sembra richiederci ad ogni istante di armare e blindare la vita? Credo che il primo passo possa essere quello di essere persone “intelligenti”, persone, cioè, che non si accontentano di giudizi superficiali sulla realtà, ma cercano le cause degli eventi. Non si limitano a registrare gli effetti della violenza, ma tentano di conoscerne le fonti. Allora la lettura del presente, pur così violento, potrebbe portarci a fare uno sforzo “ragionevole” per pensare risposte possibili alla domanda su come vivere insieme.
«E se Dio non mi aiuterà più, allora sarò io ad aiutare Dio. Su tutta la superficie terrestre si sta estendendo pian piano un unico grande campo di prigionia e non ci sarà più nessuno che potrà rimanerne fuori».
Così scriveva Etty Hillesum nel luglio del 1942, con il rischio, poi realizzatosi, del lager dove morirà a soli 29 anni. Ma come aiutare Dio in un mondo violento? Anche nel pieno dell’orrore, Etty riesce a respingere ogni atomo di odio e, di nuovo, annota sul suo diario: «Quel che conta in definitiva è come si porta, si sopporta e risolve il dolore, e se si riesce a mantenere intatto un pezzetto di anima».
Perché è proprio nel piccolo, nella quotidianità, che trova le sue radici la non-violenza.
Anche questo può essere un percorso per i nostri Istituti settantenni… Con la timida speranza che ci si ritrovi sempre più in tanti a volere la pace.

m.r.z.